Tra la Tenebra e la Luce
Ero arrivato al punto di non ricordare s’era meglio combattere oppure lasciarsi andare, cavalcando la tempesta, vendicando un sole infame.
Col senno di poi era meglio non decidere e lasciar scorrere il tempo, questo crudele mastino che è l’arma più potente di cui si serve il destino, per creare o distruggere i suoi capolavori su tele senza nome
e senza faccia: io sono la sua preda, lo so mi dà la caccia.
Ѐ così vedo il cielo è tutto lì dentro ai suoi occhi, che mi scrutano l’anima in un canto sottile e mi ghermiscono in segreto sotto la pioggia d’aprile.
Sarò tenebra se tu lo vorrai, sarò luce se tu non mi tradirai.
Canta il passero solitario e non s’accorge di nulla, non s’accorge di ciò che accade al di là della vallata, non s’accorge della terra che brucia
spargendo cenere vivente su di una promessa mancata.
Destino-tempo, tempo-destino, fortuna-sfortuna, felicità-infelicità.
No, il tempo non cura mai le ferite, ma le nasconde,
le rende mute senza domarle.
Non sarà difficile per il baro riuscire a trovarle.
Su, mostrami il futuro: non ho paura!
Mentre lo farai cospargerò l’aria di una nebbia assassina
e mi disperderò tra la coltre in una dolce mattina.
Ѐ così vedo il cielo è tutto lì dentro ai suoi occhi, che mi scrutano l’anima in un canto sottile e mi ghermiscono in segreto sotto la pioggia d’aprile.
Sarò tenebra se tu lo vorrai, sarò luce se tu non mi tradirai.
Autore: Davide Leoci