Senza Tempo
In una vecchia casa fatta di pietra vista,
con dentro di sé un mobilio spartano fatto solo di legno consumato
dal tempo, vissuto ma insostituibile, imprescindibile nel suo dominio silenzioso, c’è un uomo dal volto scavato, dallo sguardo eterno, fisso, rivolto verso il mare davanti a sé.
È adagiato sul piccolo terrazzino, su di una vecchia sedia scolorita anch’essa di legno, col corpo piegato in avanti a mo’ di preghiera.
Guarda fisso il mare, con quell’aria subdola
di chi ha già visto tutto, o forse troppo.
È quasi buio nei reticoli della sua mente, ma forse la luce non ha più importanza, sembra il crepuscolo, ma non lo è, non lo è ancora…
Lo sguardo è fisso, non si muove, a cosa pensa?
È quasi scuro, penserà al passato, al presente o al futuro?
Forse ripercorre la sua vita andata, ripensa ai dolori, alle sofferenze,
a quanto dura è stata la sua esistenza.
A quante lotte, a quante vite vissute per arrivare fin lì: ma lì dove?
Dov’è lì, forse ha raggiunto la pace, o magari si è rassegnato alla pace.
Penserà ai suoi rimpianti, i rimpianti…
Avrei potuto fare… avrei potuto dire…
Ai suoi rimorsi: ma perché l’ho fatto… perché l’ho detto…
Forse dopo tanto penare è riuscito a raggiungere i suoi sogni,
i suoi desideri, i miracoli sono stati sfamati.
E adesso che si fa?
Forse a corso, corso, ma la sua meta è stata irraggiungibile.
E adesso che si fa?
Lui è lì fermo e guarda l’infinito.
C’è quasi un sorriso beffardo sul suo viso, sta guardando in faccia il fato, l’imponderabile, lo guarda, lo osserva e dice:
“Eccomi qua, nonostante tutto sono ancora qua”.
Autore: Davide Leoci