L’Uomo senza Nome
Letter
È passato un anno da quando ti conobbi, ricordo che era un giorno di novembre:
di fine novembre.
Prepotentemente come un uragano entrasti dentro me, t’impadronisti della mia mente, scrivesti come un marchio il tuo nome sul mio cuore, mi penetrasti fin nelle viscere, come una malattia, che ti sforzi di combattere ma non va mai via.
Entrasti così, senza nemmeno bussare attraverso la porta nera della mia vita,
ricordo persino i vestiti che indossavi quando attraversasti la soglia del destino,
ricordo persino che eri tutta infreddolita.
Novembre è il mese in cui la natura decide di spogliarsi dell’abito sfavillante
e colorato che esibisce davanti allo sguardo attento del sole d’estate, e si mette un impegnativo e affascinante abito da sera, che dovrà attirare l’attenzione dei distratti raggi del sole d’inverno, come un’amante inopportuna che sa di esser ancora più bella di notte, davanti ai sospiri della luna.
Non starò qui a dire le solite stronzate che si dicono in questi casi:
a decantare la tua bellezza, quanto sei straordinaria, quello l’ho già fatto tante volte,
forse troppe e non mi pare d’averti smosso qualcosa dentro,
non mi pare di essere riuscito a farti qualche graffio sul cuore.
Voglio solo raccontarti e raccontare al mondo un po’ delle mie emozioni, di ciò che si prova quando ci si trova ad avere tra le mani un amore troppo grande, sai quelle cose che non si possono spiegare,
che sarebbe bello poterle vivere e non doverle immaginare.
Molti passano la vita a chiedersi cos’è l’amore, se veramente esiste e come si fa a capire che quella è veramente la persona giusta, la persona per cui sacrificheresti la tua vita se ve ne fosse bisogno, la persona per cui daresti tutto pur di vederla felice, pur di regalarle un sogno.
Bè io l’ho trovata, anzi l’avevo trovata, sì perché adesso sei solo un esercizio della memoria, appartieni ad un altro mondo: al mondo dei ricordi,
hai spento la luce, hai calato il sipario.
Il teatro si è svuotato, mi ritrovo solo, a riscrivere la mia commedia.
Il mio talento stavolta a nulla è valso, perché questa è la vita vera, dove in gioco
ci sono le emozioni più profonde, questo non è un dramma, questo non è un falso.
Io posso dire di averlo conosciuto l’amore, di averlo potuto toccare, ho sentito il suo respiro, ho sentito il suo calore, la sua gioia, la sua rabbia, ho sentito il suo dolore.
Dal momento stesso in cui per la prima volta ci guardammo negli occhi, dal momento stesso in cui per la prima volta ci sfiorammo inconsapevoli, sentii che le nostre anime si stavano mescolando, i nostri cammini erano diventati paralleli,
i nostri cuori stavano comunicando.
Ma adesso mi chiedo come possiamo essere diventati due sconosciuti, come puoi passarmi indifferente davanti agli occhi, davanti a questi occhi che per te hanno pianto, per te hanno gioito, ti hanno regalato comprensione, ti hanno desiderato,
per te hanno toccato l’infinito.
Mi hai lasciato senza parole, mi hai fatto diventare muto, mi vuoi imporre
di dimenticarti, mi passi davanti e mi tratti come se fossi un estraneo,
pretendi di farmi credere che tu per me non sei mai esistita, ma io ti dico davanti
al mondo intero che per cancellarti, non basterà questa, e nemmeno un’altra vita.
Mi sento un idiota, un perfetto imbecille, cari lettori ditemi voi cosa sono: chi sono… Io sono quello che prima del suo arrivo si guardava un milione di volte allo specchio, per cercare di essere perfetto, e alla fine non si piaceva mai.
Io sono quello che quando era con lei, ogni singolo istante, sentiva il suo cuore arrivargli perennemente in gola, batteva così forte che sembrava un batterista rock: hard rock.
Io sono quello che si emozionava a guardare i suoi occhi,
io sono quello che non riusciva a guardarla negli occhi.
Io sono quello che l’ammirava cogliendo il suo riflesso in una porta di vetro.
Io sono quello che diceva un mucchio di sciocchezze, che voleva apparire più grande di quello che era.
Ma si sa, quando si è innamorati si farebbe e si direbbe di tutto
pur di sembrare quelli che non si è.
Io sono quello che la faceva ridere e si perdeva nel suo sorriso.
Io sono quello che le dava un cioccolatino ( i suoi preferiti )
ogni volta ch’era in sua compagnia.
Io sono quello che stava male quando lei stava male.
Io sono quello che l’ha amata, che l’ha davvero amata.
E se non è amore tutto questo, allora cos’è l’amore, io lo chiedo a voi: cos’è l’amore? Se non semplicemente la trasposizione dei propri sogni dal nostro cuore a quello di un’altra persona e viceversa.
Non penso sia un’alchimia così complicata, se non per colpa nostra.
Non ti preoccupare mai più parlerò di te, adesso siamo due sconosciuti,
due che s’incroceranno e faranno finta di non conoscersi.
Io oramai per te sono senza più faccia, io sono l’uomo senza nome,
mai più ti disturberò, per te dal nulla son venuto e dal nulla me n’andrò!
Autore: Davide Leoci