Il Corvo e la Sirena
Ai piedi di un salice in un sogno di primavera si narra una storia d’amore, una storia sbagliata, una storia vera.
Parla di un corvo innamorato e di una sirena, una combinazione folle anche per chi non si è mai sorpreso di niente, ma questa lascia senza respiro, manda in corto circuito la mente.
Nel paese che non c’è dove vissero i due innamorati tutti la conoscono e pur tutti la disconoscono, dicon di non saperne nulla di questa strana unione. Infintamente tutti chiudon gli occhi, fan finta di non sentire, ma il dileggio li schiavizza, la memoria non può morire.
Si narra che il corvo e la sirena si conobbero per caso, per pura combinazione, forse fu uno scherzo del destino, forse fu una maledizione.
Ma la cosa non ha importanza, loro si amarono fin dal primo istante, senza indugio, come compagna la speranza che era anche il loro unico rifugio.
Si amarono così tanto da sfiorare la pazzia, lo fecero davanti a tutti senza vergogna, sfondando un muro fatto d’ipocrisia, davanti a tutti senza nascondere quell’incendio di corpi.
Di paura questi due soldati d’amore non ne avevano nessuna e presero ad amarsi nell’immoralità davanti ad un esercito d’anime pure dai primi raggi del sole fino al chiaror della luna.
E la gente mormorava, mormorava…
In quel periodo sembrava che il paese che non c’è fosse sempre invaso dal vento, si sentiva perenne il fruscio, gli alberi in coro eran smossi dai fiati delle anime pure: dal loro brusio.
Il corvo era un uccellaccio nero che incuteva timore, faceva rabbrividire al solo pensiero.
I paesani non si spiegavano nemmeno come quello scherzo della natura potesse essere chiamato uccello.
Una cosa così non poteva far parte della stessa famiglia dell’usignolo, non poteva essere associato a nulla viste le mostruose fattezze, in natura ci poteva essere solo lui: lui solo!
E poi non era di buon augurio, oh signore era nero… Poco importava che dentro di se avesse un cuore: un cuore sincero.
E lei poverina, una paesana così dolce, così carina.
Che pelle bianca, che bianco candore…
Sembrava quasi che cotanta meraviglia fosse stata creata con una magia, che visino adorabile e poi quei biondi capelli eran pura poesia.
Ma come fa, si chiedevan tutti, ma come fa a stare con quel coso: piccolo, brutto e pure peloso!
Ma no, esclamò in un colpo di genio una paesana, sarà una maledizione, Dio ci vorrà punire di una mossa sbagliata… Forse, ribatté un astuto paesano , ha battuto la testa, forse è malata.
Ma questi stolti paesani proprio non si rendevan conto che non c’è malattia più desiderata dell’amore, che sulla terra è l’unica cosa veramente democratica che Dio o chi per Lui, possa aver creato.
Colpisce tutti, dal re dei re, al povero più disperato. Colpisce tutti in egual modo, distribuisce gioie, distribuisce dolori, ma spesso come in questo caso crea degli autentici capolavori.
Ma nel paese che non c’è non eran dello stesso avviso,
non c’era spazio per certi eventi, non c’era spazio per quei due innamorati.
Poi questi l’avevan fatta grossa, quella era gente semplice, di comprovata ventura, non potevan certo farsi inquinare dal virus dell’amore,
poi specialmente contro natura.
Fu così che il gran consiglio del paese che non c’è in un giorno freddo e cupo
decise di sbarazzarsi del problema sul ciglio di un dirupo.
I paesani che per la prima volta si sentivano pervasi da un’emozione,
andarono a prendere con la forza il corvo innamorato e la sua sirena,
che caddero leggiadri coccolati dal vento: senza colpe, senza nessun patimento.
E ai paesani, che credettero di aver finalmente cancellato quel terribile errore, la colpa delle colpe, essi dissero con un beffardo sorriso di essere egualmente felici perché stando insieme avevano scoperto il più grande dei tesori,
quello che molti non troveranno mai.
E conclusero con queste parole:
Cari paesani forse credete togliendoci la vita di poter cancellare con essa anche il nostro sentimento, forse credete che così facendo questa storia
sarà dimenticata.
Ma siete in errore, perché nulla potrà mai cancellare il nostro amore, che vivrà per sempre oltre il tempo, in ogni cosa, in ogni vostro gesto, in ogni pensiero che farete; sarà presente persino nell’aria: nell’aria che respirerete.
Voi pensate di farci scomparire, ma la nostra storia sopravvivrà nei secoli dei secoli, si tramanderà di bocca in bocca, come una freccia avvelenata
trapasserà i cuori e le menti, questa non è la nostra fine ma l’inizio:
l’inizio dei vostri tormenti!
Autore: Davide Leoci